Le potenzialità della LIM

10.09.2011 09:17

 

Capisco che le potenzialità della Lim siano tali da lasciarci tutti un po’ interdetti.

Troppo tutto in una volta.

È come avere di fronte una scatola con alcuni oggetti normali, altri strani o sconosciuti, altri vagamente minacciosi: ma la cosa più singolare è che non si vede il fondo della scatola, o meglio, c’è qualcosa in fondo, ma non sappiamo se è il fondo o un ulteriore oggetto magico.

Permettetemi di mantenere questa metafora e di descrivere la scatola. Sopra c’è scritto LIM.

Appena l’apro trovo una palla di stracci ed una bambola, che però si muove. La palla di stracci, pulsa come un cuore. Un’altra palla è coperta di spine. Oggetti che appartengono all’esperienza quotidiana ma che hanno caratteristiche inconsuete. Sono, fuor di metafora, le presentazioni di Notebook, che permettono l’inserimento immediato di immagini prese da Internet ed una costruzione collaborativa fra insegnanti e/o ragazzi. Forme e modalità d’uso e di costruzione nuove, di oggetti non nuovi.

Più sotto trovo qualcosa che non vedo bene (la compongono materiali diversi e non ha una forma definita), ma della quale intuisco l’uso. E’ la ricerca che mi permette internet, un internet coram populo condiviso con i ragazzi. E’ un oggetto multiforme, un proteo che può assumere molte forme (è noto che a cercare qualcosa su Internet si può anche ottenere qualcosa di inaspettato e gli interventi dei ragazzi possono solo aggiungere una ulteriore dose di casualità).

A lato della scatola altri oggettini di piccole dimensioni: sono programmi creati spesso da dilettanti di genio, fatti per l’uso su computer, funzionano egregiamente anche con la Lavagna. Si chiamano Phun, Seterra, Drape, Scratch, non sono nati insieme al nostro scrigno e non ne fanno parte, ma chissà perché hanno uno stile che li accomuna alla nostra scatola. Accanto a loro, più distanti dalla scatola, vedo distintamente utensili dall’apparenza complessa (saprò poi che si tratta solo di apparenza!) che portano nomi molto tecnici come Dreamweaver, CourseLab, ExeLearning, HotPotatoes, Flash, ISpring. Non sono oggetti della scatola, servono a costruire finti oggetti per la scatola. Se uno è bravo ad usarli, quegli oggetti finti possono anche passare per veri. E allora sono veri oggetti della scatola.

Torniamo a guardare dentro alla scatola magica: in fondo in fondo troviamo – ma ora stiamo andando a tentoni, e non solo metaforicamente – una forma indistinta che risponde al nostro tocco con suoni soffici e indistinti, intramezzati da sonorità più decise che fanno presentire un linguaggio. È la possibilità di comunicare: fra scuole, fra classi, fra insegnanti e ragazzi. È una babele di lingue nella quale si fa molta fatica a trovare chi parli italiano (peccato, sarebbe un’occasione imperdibile: ma per questo ci vorrebbe ancora e sempre Internet, e non tutte le scuole ce l’hanno. Il plesso nel quale lavoro io non ce l’ha). Distinguiamo, alla fine, in questo oggetto indistinto, una parte a forma di telefono – sembra ci sia scritto Skype – ed una zoomorfa ma parzialmente telecameroidale.
Infine salta fuori dallo scrigno – che si è trasformato ed ora somiglia alla borsa di Mary Poppins – un libretto di istruzioni. O per lo meno così c’è scritto, perché l’oggetto delle istruzioni dovrebbe essere contenuto nella borsa ed invece non c’è. Si parla nel misterioso libretto di un meccanismo che permette agli alunni di rispondere separatamente alle domande presentate dalla LIM premendo uno fra i dieci bottoni che sporgono dallo strumento.
Non ricordo neanche come si chiama lo strumento, ma devo dire che ho ottenuto risultati simili con un espediente: di fronte ad una domanda a scelta multipla i miei ragazzini accennano con le dita della mano se la risposta giusta è la numero uno, due, tre, quattro, tenendo la mano davanti al petto in modo che la possa vedere solo io.

Per oggi mi fermo qui. Ho parlato per metafore, perché francamente la LIM mi intimorisce: non per le potenzialità, che anzi mi eccitano, ma per il numero di utenti che prevedo vi sarà coinvolto. Quanti sapranno usarla? E io, saprò usarla, io?